Manuel Grosso, nato a Gorizia nel 1974, ha una formazione artistico-filosofica. Da sempre ha un forte legame con l’arte, cominciando a disegnare fin da piccolo. L’interesse per l’espressività artistica lo ha portato a frequentare corsi di Arteterapia e a realizzare, da vent’anni, progetti di didattica dell’arte per bambini e adulti.

A Romans d’Isonzo, in provincia di Gorizia, ha aperto “Maninarte”, uno studio che si occupa di sensibilizzare il pubblico ai temi della creatività e della cultura attraverso laboratori, meeting, conferenze, mostre.

Ha esposto in diverse mostre collettive e personali, tra le quali, nel 2017 Fragmenta presso Circoloquadro a Milano, a cura di Ivan Quaroni, e Un’altra Primavera nel 2019 a Castello Oldofredi, presso Bergamo, con la curatela di Giuseppe Frangi. Nello stesso anno è stato selezionato per il Premio YICCA a Milano e a marzo 2020 ha realizzato la copertina per la rivista “Arbiter”.

Manuel Grosso nella sua ricerca ama spaziare sperimentando i medium più vari  e da circa una quindicina d’anni ha sviluppato una tecnica unica e personale, che ha affinato nel tempo e che ha  denominato “strappo”. Il nome rimanda al metodo che veniva utilizzato per la conservazione degli affreschi antichi quando dovevano essere staccati dalla sede originale.

L’artista ricerca nel territorio tracce, impronte, texture, passaggi di vite umane e animali, oggetti sepolti e abbandonati, con l’idea di descrivere la superficie terrestre non attraverso una rappresentazione grafica o pittorica, ma “strappandone” direttamente i volumi, i dettagli delle forme con dei calchi realizzati in poliuretano e diversi materiali quali stoffa, legno, cartone.

Questo processo innovativo  viene eseguito sia in contesti naturali, quali il sottobosco, la battigia, il greto del fiume, sia in ambienti artificiali, urbani, su porzioni di cemento, asfalto, pavimentazioni, muri.

L’artista interviene nello studio in un momento successivo, cristallizzando i rilievi eseguiti con resine epossidiche. Infine usa velature monocrome, costituite da pigmenti acrilici che spesso virano verso il blu. Questo colore è scelto sia perché consente di alleggerire e di rendere delicata la pesantezza della materia, sia come simbolo delle tonalità del cielo che  specchiandosi sulla terra  riflettono l’unità tra il micro e il macro cosmo.

Le sculture di Manuel Grosso, a volte alto o bassorilievi, a volte strutture a tutto tondo, permettono allo spettatore di scoprire, con stupore e rinnovata curiosità, la poesia silenziosa e potente che si  nasconde nelle cose del mondo, siano esse piccole o grandi, o spesso velate ai nostri occhi da uno sguardo distratto dalla consuetudine.